- Così, dunque, signorina, esclamò Ruitz alla fine, fermandosi dinanzi alla lampada, ti sei lasciata accalappiare, eh? Credevi, dunque, che a quel giuoco non ci fosse che a guadagnare un marchese autentico per marito, o al più, al più di quelle farfalle che si chiamano baci? Sciocca. Io so tutto!
Cecilia non rispose e chiuse gli occhi. Suo padre le faceva orrore.
- Se tu fossi una vera contessa, o semplicemente una rivendugliola di fagioli cotti e di nocciole arrostite al forno, non sarebbe nulla. Si può compromettere benissimo una posizione decisa. Ma compromettere una posizione equivoca, intaccare una riputazione incerta, aggiungere un fallo ad una cosa oscura, mettere la vergogna sull'infamia! ah! ciò è cosa stupida. Cosa diverrai oggi con questa macchia sulla tua bellezza?
- Vi ringrazio di velare il vostro pensiero, padre mio. Non si deve mai aver troppo ragione, disse Cecilia con voce tronca.
Soffocava.
- Se non si trattasse che di te, continuò il conte passeggiando(13) su e giù, passi ancora; avresti aggiunto una scimmia ai tuoi pappagalli. Ma tu fai la caccia sul mio terreno.... Alto là!
- Non vi comprendo punto, padre mio.
- Mi comprenderai. Sai tu chi paga tutto questo lusso che ti circonda?
- Ma la vostra carica alla corte, i canarini della regina, io credo, rispose Cecilia.
- Precisamente i canarini. Come m'hai tu sedotto il mio marchese, eh? Perchè quest'opera non può venire che da lui, se non m'inganno.
Cecilia tacque; ma dei singhiozzi amorosi tradivano il suo silenzio.
- Quante volte mi è venuta la voglia di ucciderlo quella canaglia, esclamò Ruitz.
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Ruitz Cecilia Cecilia Ruitz
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