Quale d'esse aveva presa il sergente? Egli ed i suoi amici percorrono coi loro sguardi la piazza. Finalmente uno d'essi sclama:
- Se non m'inganno, mi pare di vedere sotto i lampioni del palazzo delle Finanze qualche cosa che somiglia al tuo sergente.
Si lanciano tutti da quella parte. Ma, all'entrata della via dei Guantai l'imbarazzo, si rinnova. Un labirinto di straducole. Corrono, interrogano, si separano alla fine dandosi la posta in piazza dei Fiorentini; dieci minuti dopo s'incontrano.
- Sangue e polvere! grida il marchese! eccolo!
Il colonnello passava, infatti, sotto l'arco di una porta, che dava in un'immensa corte scoperta, che serve di passaggio fra due vicoli.
Era giunto alla metà del cortile, quando sentì l'estremità d'un bastone che lo toccava alla spalla e una voce che gli gridava:
- Diavolo di veterano! colla tua zampa di legno tu fuggi, dunque, come un cavallo inglese?
- Cosa volete, signore? disse il colonnello di voce ferma e calma, alzando la testa.
- Una semplice curiosità, generale, rispose il marchese. Vorrei sapere se i tuoi mustacchi sono tinti coll'istesso lustro dei tuoi stivali.
E in pari tempo allungava la mano per tirarglieli. Il colonnello indietreggiò d'un passo.
La corte è deserta. Due lampioni la rischiarano d'una luce affumicata.
Gli amici del marchese fanno cerchio. Alcune teste coperte da berrette da notte si mostrano alla finestra. Il cielo è splendido, sotto la fosforescenza di tutte quelle miriadi di stelle che lo fanno scintillare, come il broccato del vestito di una regina di fate, in un ballo spettacoloso.
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