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      Perocchè il mattino di quel giorno stesso, una carrozza si fermò davanti la porta dell'ospedale ed una giovane signora dimandò al portinaio dove fosse il ferito della notte precedente.
      Il portinaio, che aveva il culto della carrozza e della mancia, si prese il disturbo di accompagnarla fino alla sala d'aspetto del chirurgo di guardia.
      Erano precisamente le nove e Bruto aveva lasciato il marchese assopito sotto l'accesso della febbre, che era al punto culminante del suo parossismo. Alla prima parola che disse la dama alzando il suo velo, sclamarono reciprocamente riconoscendosi:
      - Il signor Bruto!
      - La signora Lena!
      Non so se l'ho già detto, in ogni caso lo ripeto, questi due giovani si erano parlati qualche volta da una finestra all'altra, mentre l'uno studiava le malattie di cuore in casa di don Noè e l'altra cuciva e ricamava presso sua madre. Avevano forse scambiato qualche idea che loro passava pel capo; ma essi si erano certamente meglio intesi che non si erano parlati.
      La povertà si vede. Le privazioni e la fame non avevano bisogno di grande eloquenza per rendersi note. Ma ciò che Bruto e Lena avevano sottinteso allora, o soppresso come una inutile spiegazione, era la simpatia che la miseria provava per la povertà e l'unica consolazione che si davano a vicenda per uno sguardo.
      Quante rivelazioni e quante storie non vi sono in uno sguardo a vent'anni!
      Essi si incontravano ora, dopo appena un anno, e in che condizioni?
      Lena, in tutti gli addobbi della ricchezza, veniva a visitare il suo amante.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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