Bruto, medico alla moda, chirurgo dell'ospitale, vegliava sulla vita di questo amante.
Il conte di Sala aveva forzato la porta d'Ondina a sette ore del mattino e le aveva raccontato tutta la storia della notte nei suoi più minuti particolari.
Dopo l'esclamazione di riconoscenza reciproca, involontaria, istintiva, istantanea, tutti e due arrossirono e tutti e due rientrarono immediatamente nella coscienza della loro situazione.
- Scusi, signora: potrei avere l'onore di offrirle i miei servizi in qualche cosa?
- Dio mio, signor Bruto, non vorrei incomodarla per visitare il ferito della scorsa notte.
- Il marchese di Diano dorme, signora. Egli è affranto dalla febbre. Può vederlo ella stessa aprendo un po' quella porta, se la non mi crede. Ella può entrare a svegliarlo all'improvviso, se non vuole attendere alcuni istanti ch'ei si desti tranquillamente, da sè solo, quando la febbre sarà un po' calmata.
- Ma codesta febbre si prolungherà forse?
- Comprendo la di lei impazienza, signora....
- Non è questo, dottore; gli è che a mezzogiorno bisogna ch'io sia alla prova a San Carlo.
- Al San Carlo? disse Bruto.
- Voi non sapete, dunque, che l'Ondina che ha esordito ieri sera con così grande successo, ne sia ringraziato Dio! sono io? Non sapete che il duello, che ha avuto luogo fra il marchese e quell'orribile sergente, mutilato e zoppo, gli è a causa di me?...
- Come! Come! un duello, un sergente al quale manca un braccio ed una gamba... signora Lena, e quel sergente è...
- Un maledetto spadaccino, un uomo sitibondo di sangue, un furioso: e non è stato neppur ferito.
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