- Fermiamoci all'ombra di questi alberi, disse don Gabriele. Quando uscirà, voi salirete dal marchese, io vi aspetterò qui. Egli ci aspetterà nella vettura, secondo le istruzioni che ho date al cocchiere, e tutti insieme partiremo per Napoli allegramente.
Don Gabriele finiva appena di parlare, che l'esplosione di due colpi di pistola nella casa li fecero trasalire. Si avanzarono verso la porta. Un uomo senza cappello, che gridava all'assassino! stramazzò per terra la vecchia in passando, varcò la porta e la gradinata in un balzo e passò dinanzi a loro come un camoscio.
- Bruto! sclamarono ad una voce Lena e don Gabriele, la prima sollevando il suo velo, l'altro sbarazzandosi di un rovescio degli occhiali e della parrucca.
Bruto li riconobbe e, senza dire una parola, li trascinò seco nella sua corsa a volo di allodola.
- A Napoli, ordinò don Gabriele al cocchiere, e ventre a terra fino alla Torre.
CAPITOLO IX.
I piccoli incidenti.
La principessa di Kerson aspettava da un'ora nel piccolo appartamento, dietro la portiera di velluto dello studio del conte di Ruitz.
Questo appartamento si componeva di due stanze, d'un gabinetto molto riccamente mobigliato, ma di molto(18) cattivo gusto, e di un'altra camera più semplice, tappezzata di damasco rosso, con un letto splendido ed una toletta di marmo bianco coperta di cristalli di Boemia.
La luce delle due stanze era stata artisticamente graduata con vetri opachi e colorati. Essa raddolciva con un chiarore simile all'alba tutti i colori e tutti gli oggetti.
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