- Ah! non la è ancora finita con questo lacchè?
- Il peggio resta ancora a rivelare e ve ne supplico, signora, siate clemente verso il mio pentimento.
- Parlate.
- Il conte....
- Dite Ruitz, il groom....
- Sì, l'è più esatto. Ruitz mi parlò da prima per parabola, del suo stabilimento. Compresi che v'era in codesto un qualcosa di losco. Chiesi delle spiegazioni. Divagò. Lo forzai a darmi dei ragguagli netti e precisi. Mi parlò.... di questo appartamento.... di voi.
- Che vi disse egli? Esigo la verità.
- Ve la dirò. Sono deciso a non omettere nulla. La verità per lui, signora, non è mica così terribile. Questo appartamento è la sua rendita. Rendervelo aggradevole è il travaglio di tutte le ore della sua vita.
- Davvero!
- Teme che trovandolo un giorno vuoto, o indegno, o noioso, voi non lo abbandoniate.
- Infatti!
- Teme che coloro i quali vi fanno dimenticare le pene della vita in questo ritiro, non lo abbandonino, ciò che è accaduto talvolta, e ch'egli non si trovi derelitto. Attaccare alla vostra persona qualcuno, che fosse attaccato nell'istesso tempo alla sua con legami di sangue e d'interessi, ecco il tratto di genio di questa mercantile intelligenza. È venale e vile, ecco i suoi torti. I miei sono più indegni.
- Vediamoli.
- Il conte mi spiegò confusamente le sue teorie di solidarietà, le sue viste. Velò la parte che io doveva prendervi. Coprì tutto di una luce scialba ed equivoca come quella di questa camera. Io ho un carattere voluttuoso e debole. Ero curioso di questi misteri d'Iside, come un provinciale.
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Ruitz Iside
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