Tre mesi sono passati.
Gli avvenimenti hanno progredito e precipitano verso lo scioglimento.
Sbarazziamo la nostra via.
Il padre di Bruto e la povera Tartaruga sono morti.
Il marchese di Diano se l'è svignata a Parigi, ed è probabile che, avendo mangiato del frutto proibito, non ritorni così tosto a Napoli.
Don Gabriele ha arricchito il suo repertorio di nuove commedie, che gli fanno ogni sera teatro pieno.
Bruto, profondamente malinconico, ha cessato di vedere il conte di Ruitz. È d'uopo credere però che sia costui che per favore postumo l'abbia fatto nominare secondo medico della regina madre. Il conte Ruitz si è consolato dei suoi dispiaceri e dell'abbandono di Bruto colla conoscenza che ha fatto di uno dei suoi compatriotti, bello e vigoroso garzone di ventisei anni, ch'egli chiama non saprei se consigliere, barone, conte, addetto d'ambascia.... Franzt Hobermann.
Lena, sotto il nome di Ondina, fanatizza i dilettanti di musica italiana al teatro Ventadour a Parigi, ma i suoi allori non le fanno dimenticare il padre. La polizia corre dietro alle tracce di Cecilia, la quale è sparita col marchese.
Ed ora veniamo al colonnello.
Quando l'ispettore di polizia, quattro gendarmi e sei birri trascinarono dalla sua casa il colonnello, Tartaruga, conoscendo gli usi della città, fece scivolare qualche moneta nelle mani dell'ispettore, dicendogli:
- Signor ispettore, lo raccomando alla vostra carità.
L'ispettore sorrise scuotendo il capo di un modo significante.
Il colonnello comprese subito la causa del suo arresto: ebbe paura.
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