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      - Ed il mio galante medico, vi ama egli, signorina? chiese Urraca, con bontà.
      - Se mi ama? Noi non abbiamo mai scambiato una parola d'amore, Maestà. Non si dicono codeste cose che quando le si scoprono a bella posta, un po' alla volta, quando le s'indovinano, quando le si comprendono, o quando scoppiano all'improvviso. Credo che noi abbiamo sempre saputo di amarci. Ciò è nato nel cuore col cuore e vi è restato come l'ospite della prima ora. Dire a Bruto: Io t'amo! l'avrebbe stupito, come se gli avessi detto: To'! hai dei capelli neri! se Bruto mi avesse detto: Lena, io t'amo! gli avrei risposto: Bella novità! Si direbbe che vieni ad annunziarmi che l'arcivescovo ha messo ai mondo tre piccoli! Quando ci vedemmo per la prima volta ci(26) conoscevamo già da un secolo.
      - E Bruto sa tutto codesto, sente anch'egli a questa maniera?
      - Se lo sa? Se lo sente? Figuratevi, Maestà, ch'ei non mi aveva mai detto una di quelle parole che si dicono alle fanciulle in simili circostanze e che aveva preparato tutto pel nostro matrimonio, ed era corso da me, accompagnato da mio padre per dirmi: Lena, ecco tuo padre! Andiamo a sposarci! Ora io ho tutto ammanito per le nozze e, dal canto mio, io non gli ho detto ancora: Bruto, ci mariteremo domenica! Altri ci ebbero, Maestà, senza possederci. Bruto ed io non abbiamo scambiato neppur un bacio e noi abbiamo divorato insieme tutte le voluttà dell'amore.
      La regina arrossì, il sangue le invase il collo, il viso, la fronte. Ella aveva caldo addosso e chiamò. Ruitz riapparve, ed aprì le finestre.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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