La regina si assise di nuovo accanto alla giovane. Ruitz uscì e la conversazione sulle attrici di Parigi riprese il suo corso. Ondina raccontava con brio un pranzo a tre, allestito dagli stessi convitati, in cui Rossini preparò i famosi maccheroni, Mercadante lo stufato per condirli, e Donizetti la polenta alla milanese, quando ella sentì un brivido correrle lungo la spina dorsale ed il suo fronte si perlò di sudore. Ondina non osò dire verbo e continuò il racconto. Ma la voce fluttuava, la gola le si stringeva e i suoi occhi si aprivano smisuratamente, mentre la vista le si oscurava e la lingua diveniva grossa ed imbarazzata.
- Perdono, Maestà, diss'ella tutto ad un tratto, mi sento morire.
La regina, molto allarmata, molto agitata per questo accidente, suonò. Ruitz apparve.
- Adagia questa fanciulla su questo letto, il caldo le ha fatto male.
Ruitz prese Lena nelle braccia e la posò sul letto della regina.
- Un medico, un prete, mormorò Lena.
- Non è nulla figliuola, non è nulla, disse la regina: tranquillatevi. Ruitz, apri le altre finestre.
Ruitz obbedì. La gioia gli crepitava sul sembiante.
Il vecchio birbo aveva stretto fra le sue braccia la vaga giovinetta.
- Un medico, un prete, di grazia, Ma....està, - balbettò ancora Ondina.
- Ruitz, manda tosto a cercare il dottor Bruto. Calmati, figliuola mia, è il caldo.
E ciò dicendo, Sua Maestà slacciava con molta bontà il busto della cantante. Poi appoggiò la mano sul cuore d'Ondina e non sentì che un formicolamento indistinto. Le pupille sembravano abbaini da cattedrale.
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