- Cara mia - disse la signora Augusta - tu ài bello ad affettare l'indifferenza; i tuoi occhi, il tuo aspetto ti tradiscono. Tu irradii.
- Proprio così - rispose Regina, e continuò, noncurante, l'esposizione del suo cesto.
Ella ammonticchiava così la biancheria di madama Petit su i cappelli di Alexandrine, i coturni di Muller sulle magiche seterie di Lyon. Si sarebbe detto che Regina non comprendesse nè la ricchezza, nè la bellezza, nè il gusto elegante di quei capi d'opera dell'industria francese; che ella non sentisse la maestà dell'abbigliamento - questa sovranità, questa poesia della donna. Una donna mal vestita è un oggetto d'arte mancato, un fiore senza colore e senza profumo. Però, osservando con quanta ricercatezza, con quale gusto Regina era azzimata, uno si rassicurava: ella era incapace di quella indifferenza nella religione delle toilette.
La rivista terminata, si uscì nel giardino. Alberto Dehal si slanciò all'incontro della sua fidanzata, gittando precipitosamente il puros che aveva acceso.
- Ah! chè n'eravate voi lì, signor Alberto! - disse Regina, accettando della punta delle dita il braccio del suo promesso - vi sareste rigioito dell'estasi di queste signore, contemplando i vostri meravigliosi regali.
- In fatto di estasi, io non ne conosco che una, madamigella - rispose Alberto d'un tuono sommesso.
- Sì - l'interruppe Regina - quella del sigaro.
Alberto si tacque.
- Quanto a me, io ne conosco due - riprese Marco di Beauvois...
- Il whist ed un poney di corsa - osservò Augusta sorridendo.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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