- Ma allora, eccellenza... voi siete Dio o il diavolo.
- Ditemi un po'. Voi non giuocate dunque che dei numeri schietti schietti?
- Come mo? Vi sarebbe dunque altra cosa a giuocare?
- Senza la formola?
- Che formola?
- Non mi stupisco allora che perdiate sempre.
- Mi strangoli Dio, se ne comprendo goccia, gridò don Antonio.
- Lo veggo bene.
- Voi andrete a rivelarmi codesta formola - impose il cancelliere levandosi, fiammeggiante, con una energia ed una decisione che gli davano l'aria di un bandito.
- La formola del viglietto che giocherete la volta ventura, amico mio - rispose il dottore con calma - sarebbe la seguente; "Estratto dai registri dello stato civile della Comune di Nicastro, n°... pagina... ecc., ecc. Oggi, 20 aprile 1832, s'è presentato a noi, cancelliere della detta Comune, D. Antonio Bello, accompagnato da quattro testimoni onde fare iscrivere una bambina chiamata... chiamata... sì, chiamata Regina, cui il detto D. Antonio Bello ed i testimoni ànno dichiarato appartenergli, come pure a sua moglie Lucrezia Paolina Atripalda di Nubo, ecc., ecc."
- In una parola, un atto di nascita! - riassunse lo scriba stupefatto.
- Nè più, nè meno.... secondo le vostre formole ordinarie.
Il cancelliere aveva ascoltato il dottore. Ora, come il discorso di costui gli sembrava incoerente, e' suppose che l'anfitrione gli favellasse in quel modo onde dargli dei numeri di lotteria così dissimulati, come talvolta si pratica.
I santi, i cappuccini non li danno altrimenti.
E' cavò dunque di saccoccia il libro sporchissimo che vi mostrava i lembi - chiamato Smorfia nell'ex-regno di Napoli - e che è una specie di dizionario con un numero appiccicato ad ogni parola.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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