- Voi volete dunque pervertirla? - sclamò Regina, baciando il dottore sulla fronte. Io non porto mica di tali messaggi. Addio. O' fame, e vado ad asciolvere in casa mia.
- A vostro comodo, signora Alberto Dehal... ah! scusa! signora contessa di Linsac.
Regina fece un segno di minaccia col suo dito, scintillando di un sorriso che illuminò la camera.
Il dottore la vide partire ed un ghigno spaventevole si stemperò sul suo sembiante. Poi prese un foglietto e scrisse:
Trovata. Al ballo dell'ambasciata d'Austria.
Piegò quindi la lettera e vi mise l'indirizzo: "Al signor principe di Lavandall. Rue d'Amsterdam, n. 97."
Si vestì ed uscì.
IX.
Eva ritorna all'Eden.
- Vittoria su tutta la linea, mio caro! - gridò Regina, rientrando e saltando al collo di suo marito.
- Che dunque? - sclamò costui.
- Lo zio à piegato. L'ò portato via di assalto.
- Ed e' à lasciato fare?
- Non mica. À resistito, il vecchio ostinato, à risposto di becco ed unghia; ma infine...
- Egli à ceduto?
- Completamente. La pace è firmata. Egli è stato per fine gentile.
- Al postutto che cosa gli costa codesto.
- Codesto?... gli costerà almeno sei o otto mila franchi, per il momento.
- Vale a dire?
- Vale a dire, ch'egli mi à annunziato esservi per me da Delille una veste e dei pizzi. Ora, poichè vi sono, non vo' fare le cose a mezzo.
- Ed è lui che paga?
- Bene inteso.
- Senza condizioni?
- Una sola.
- Me lo immaginavo. Quale dunque?
- Che il 10 gennaio io vada a prenderlo in carrozza per condurlo al ballo dell'ambasciata d'Austria.
- Addobbata di quell'abito e di quei pizzi in discorso?
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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