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      Io tengo poco ad un titolo che vienmi di antenati che furono alle Crociate. Ma tengo moltissimo a quello che vienmi da Dio, il quale me ne fè dono sotto la forma di strofe scintillanti, di romanzi passionati, e di una polemica politica che à spezzato più d'un ministro.
      - Il nome tuo è pure il mio - risposa Regina - e ne sono fiera quanto te.
     
      L'indomani fu per Regina una giornata di lavoro. Ella corse i negozi, le sarte, le modiste, i mercanti di fiori, i gioiellieri. Ella apparecchiava le sue armi da battaglia.
      Vi è una certa ansietà nella donna che va per la prima volta nel mondo, dopo le sue nozze. Ella va a pigliar posto. Ignora ancora se la graziosa o civettesca disinvoltura della giovane donna farà obliare facilmente l'aria impacciata, la modestia quasi sciocca cui affettò fanciulla. Non conosce ancora quella linea indefinibile, e pertanto capitale, ove la facilità, l'indipendenza, la grazia, la seduzione, l'originalità delle maniere finiscono, e dove la libertà comincia. Ella conosce un uomo, ma non ancora gli uomini. Non à sperimentato ancora l'effetto del cangiamento che si è operato nella persona sua - se desso à aggiunto o tolto qualche vezzo ai vezzi suoi. Ella non à provato ancora le novelle armi della toilette di una donna: lo scollacciato, i monili, lo sguardo intrepido, il sorriso franco ed aperto, il rimbecco subito senza arrossire, la provocazione. Ella fa la sua prima entrata sul teatro attivo della vita. Mentre la giovinetta aspettava, ella va adesso ad agire.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





Crociate Dio Regina Regina