Il dottore aveva conosciuto questa donna in una circostanza terribile. Egli aveva prestato i soccorsi del suo ministero al signor Thibault, che era stato portato in casa sur una barella, ferito a morte in duello. Poi, il dottore era restato medico della giovine bella vedovina.
Il signor Thibault aveva guadagnato una fortuna considerevole nel commercio dei grani. Quella fortuna era nel suo portafogli. Perocchè, egli andava a farne collocamento, quando una provocazione - sotto la forma di uno schiaffo - sopraggiunse, - e vi mise ostacolo.
Gli eredi non trovarono becco di quattrino di quella fortuna.
E si disse, che la vedova avesse rubato i parenti di suo marito; che il dottore le avesse tenuto il sacco nell'operazione.
Tutto codesto, nel fondo fondo, era presso a poco falso. Madama Thibault non aveva sottratto che un centinaio di mille franchi, tutt'al più.
Nondimanco, ella menava una grande esistenza!
Per giustificarla in un modo meno sgustevole, ella lasciava correre, senza troppo contraddirli, gli altri rumori sull'origine di sua ricchezza. La verità però l'è la seguente:
Madama Thibault aveva un magnifico appartamento nella via di Provence. Attiguo al suo appartamento, eravi un piccolo alloggio ove dimorava Sergio di Linsac. Se si fosse spostato la libreria di costui, sarebbesi scorto, dietro questo mobile, una piccola porta praticata nel muro, la quale aprivasi addirittura in un armadio a specchi, nell'appartamento vicino, nella propria camera da letto di madama Thibault. Augusta poteva amar così il poeta a suo comodo, senza che il mondo ne avesse giammai potuto indovinar nulla e neppur sospettarlo.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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