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      - La santa donna! quante consolazioni reca dessa all'inferma!
      - Ed a voi, eh! - madama Pillet? - soggiungeva la cuoca del secondo piano.
      Il signor Pillet degnava sorridere.
      Quelle visite occupavano un tantino l'ozio dei lunghi giorni di madama Thibault.
      Ma le notti erano altresì così lunghe, così solitarie, così silenziose! Non piacendole ricevere visite in casa, se ne andava al teatro od a far visita altrui.
      Madama Thibault aveva un intendente che avrebbe sconcertato tutti gli etnografici del mondo, se si fossero avvisati di classificarlo e determinare a quale nazione appartenesse. Costui non aveva tipo, e parlava tutte le lingue come sua lingua nativa. Forse, rimuginando bene, noi avremmo potuto riconoscere, sotto l'epiderme di babbo Timoteo, l'antico capo degli zingari di Nicastro, lo zio Tob. Ma noi non abbiam tempo, in questo momento, di occuparci di codesta scoverta, che aveva fatto tanto onore alla scienza del dottor di Nubo.
      Due mila franchi l'anno di salario, nudrito, vestito, alloggiato, ed altri piccoli accessori, facevano del babbo Tob, o Timoteo, un miracolo di fedeltà. Per lo manco, lo si diceva. La signora Thibault, del resto, non se ne lamentava. Il babbo Tim o Tob era discreto come i geroglifici della piramide di Louqsor.
      Questo intendente l'accompagnava.
      Si vedeva dunque madama Thibault in una baignoire, fino al secondo atto - talvolta fino al terzo, se la commedia l'interessava. Poi, nell'intermedio, l'intendente giungeva, gettava una pelliccia sulle spalle della padrona, discendeva, apriva lo sportello di una vettura che l'aspettava alla porta del teatro.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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