Tu, però...
- Io?
- Perchè non utilizzeresti tu le tue abilità per lo bene di tua casa e per i tuoi piaceri?
Regina scoppiò in un fragoroso scroscio di riso.
- E che volete voi dunque ch'io faccia - dimandò ella.
- Ciò che fa la principessa di Tobelskoy; ciò che fa la contessa di Thent; ciò che fanno lady Mouthbury, la baronessa Steingel, la duchessa di Castelmoro... ed altre parecchie che nè tu, nè io, nè altri conosciamo.
- Ma le sono delle bas-bleu politiche codeste. Poffardio! Elleno predicherebbero i diritti della donna, per entrare in Parlamento e reggere un ministero. Io, io sono, tutto al più, una civetta soppannata di un abbozzo di artista.
- La diplomazia à più di facce che tu non ài di capricci.
- Ne avrebbe dessa una allora, non mica troppo brutta, perchè io potessi provarne?
- Si potrebbe rovistare nel vestiario.
- Quale mo', per esempio?
- Mah! che pensi tu di una fanciulla bella...
- Come me...
- Spiritosa... continua dunque.
- Come me - poichè ciò vi aggrada.
- Allerta, civettuola, insinuante; che avrebbe dei belli occhi per tutto osservare; che intenderebbe tutto; che comprenderebbe a mezza parola; che saprebbe far parlare; che saprebbe dare ad intendere; che fiuterebbe i secreti; che scompiglierebbe i progetti; che leggerebbe nelle anime; che dominerebbe le resistenze con un sorriso; che saprebbe farsi pagare un bacio con un segreto di Stato... un'ammaliatrice insomma, una...
- E voi credete che codesto prodigio di donna esista?
- Io la conosco.
- E che dovrebbe far ella, codesta donna miracolo, alla fin fine?
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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