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      - La donna - niente altro che la donna.
      - Oh!
      - Vestire splendidamente ed elegantemente, correr le feste, frequentare i balli ufficiali, ricevere, cinguettare, ascoltare, comprendere, rammentarsi, e...
      - Riferire... n'è vero, eh?
      - Raccontare. Vi àn degli uomini che scrivono ai dì nostri la cronaca contemporanea come Saint-Simon, il cardinale di Retz, ed altri scrivevano la cronaca dei tempi loro. V'è la mania delle Memorie, delle auto biografie... Vi àn dei curiosi assai ricchi per pagarsi gli aneddoti, i si dice, i motti, il racconto degl'intrighi dei saloni; sapere ciò che Parigi ciarla, ciò che Parigi pensa, ciò che Parigi delira, ciò che Parigi fantastica, ciò che progettasi e ciò che si è in via di compiere. Vi sono dei signori stranieri, i quali, per allietare le nere cure dei loro sovrani, amano scriver loro delle follie di Parigi e tutto ciò che fermenta sotto il cranio di questa città turbinosa - come il principe di Talleyrand scriveva a Luigi XVIII tutto ciò che occorreva nei saloni di Vienna, al tempo del congresso... come la contessa di Lieven scrive alli Tzar Alessandro e Nicola...
      - Ed il mio curioso in quistione, caro zio, non abiterebbe desso, per azzardo, nella via di Jérusalem, eh?(7)
      - No, carina - rispose il dottore dopo un minuto di silenzio. Egli abita la via di Amsterdam, e chiamasi il principe di Lavandall.
      - Bene. E ciò che codesto nobile signore richiede da codesta donna non si addimanderebbe, con nome proprio, senza ambiguità, con l'impertinenza sfrontata di un dizionario.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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