- Ma allora?...
- V'ànno altri mezzi per sapere a che stanno le cose - mezzi non buoni neppur dessi, però men fragorosi. Conosci tu una casa da ragguagli?
- No.
- In questo caso, tu farai fare al tuo marito ciò che fatto ò io stesso.
- Vale a dire?
- Ecco qui. Io aveva un'amante dotata di tutte le virtù cardinali e teologali del catechismo - e di altre ancora. Ella faceva sbocciar sulle sue spalle del Cachemire, cui io non le aveva mai regalati. Ella innestava ai suoi polsi, alle sua dita, alle sue orecchie, e dovunque, dei gioielli, cui io non aveva mai avuto la tentazione di comperare. Ella faceva fiorire sul bel suo corpo delle vesti magnifiche, cui io contemplavo solo con ammirazione negli étalages - a cinquanta mila franchi lontani dalla mia borsa. La madre della mia maîtresse era portinaia, ed il padre invalido. Per lo che, quei belli oggetti non le venivano certo mica dai dominii paterni. Malgrado ciò, la mia innamorata, che aveva la frega di poser, voleva passare assolutamente per donna onesta. Io abbomino le donne oneste, io: esse costano troppo caro! Io aveva un bel dire a Fanny ch'io non volevo punto della sua virtù, ma dei suoi vezzi. Ella mi avrebbe assolto, mi perdoni Iddio! che io l'avessi trovata brutta, gobba, sciancata, butterata... che so io? basta che io l'avessi sospettata capace di aver della morale e di andare a messa. Io mi piccai al gioco e volli finire per provarle, fatti in punto, ch'ella non aveva alcun titolo al compenso della virtù di Monthyon.
- Tu avevi ragione.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Cachemire Fanny Iddio Monthyon
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