- Molta gente e niuno... Ah! il re.
- Decisamente, andrai tu al ballo delle Tuileries?
- Non ne so nulla, a fè. Credo però che non androvvi. Tu porti il broncio; e me ne vorrebbero forte, al Faubourg.
- Tieni tu tanto all'opinione del Faubourg?
- Mah! l'è il tribunale del mondo elegante di Europa.
- E che si dice, al proposito, di questo conte portoghese che à ucciso sua moglie, perchè innaspava delle relazioni col suo cocchiere?
- Ch'egli è stato uno sciocco...
- Come mo'?
- Di esservisi preso di maniera da compromettersi con la giustizia.
- Ah! il delitto, per un certo mondo, non è dunque che un affare di stile?
- Orbè! la legge stessa non ammette le circostanze attenuanti?
- Veggo bene, diletta mia, che tu ti risenti della ricrudescenza dell'amicizia per tuo zio.
- Via, Sergio, tu ài torto di non amare mio zio. Egli è migliore di ciò che tu penai.
- L'è possibile. Ma in compenso, tu l'ami per due... e mi rubi.
- Saresti tu geloso?
- M'ami tu dunque sempre, ma mie?
Regina si alzò, cacciò le sue dita tra i capelli di suo marito, scartò le ciocche dalla fronte e la baciò dicendo:
- Più che giammai.
Ella uscì.
Sergio la seguì degli occhi, aggrottando terribilmente le sopracciglia, e sclamò lentamente:
- Se avessi potuto dubitare ancora, questa parola sarebbe bastata per condannarla. Ella morrà.
Infatti, le donne infedeli raddoppiano gli attestati di amore e carezzano più teneramente coloro cui tradiscono. Ma Regina non mentiva. Ella amava suo marito.
XIV.
Complicazioni che tutto semplificano
Sergio si diede, per parecchi giorni, al lavoro il più ostinato.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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