- Parlate, al contrario.
- Eravamo riuniti, lì, verso l'una del mattino, un gruppo di giornalisti e di letterati e cicalavamo con delle maschere che ci facevano corona, di ogni specie di monellerie, quando, non so da chi nè perchè, il nome di Sergio fu pronunziato.
- "Non lo si vede più, disse taluno.
- "Lo si vede anzi da pertutto, adesso - sclamò un altro.
- "Egli è nel paradiso dei mariti - osservò un dominò al faveur rosa.
- "Egli è in Russia - sbadigliò Prospero Dalleux.
- "Proprio! egli coltiva le steppe di una principessa russa - ripostò Gaston di Beauval.
- "L'è giustizia - fece riflettere un Selvaggio. Egli si vendica. Un principe russo amministra sua moglie.
- "Che? - gridammo noi tutti.
- "Ebbene, sì, signori - continuò il Selvaggio. Madama di Linsac è un'abituata del Parc-aux-Cerfs del principe di Lavandall.
- Il miserabile! - gridò Regina saltando in piedi.
- Sì, madama, il miserabile - continuò Marco - ma quel miserabile - non aveva ancora finita la sua frase, che il signor Alberto Dehal gli aveva applicato una ceffata che rintronò in tutta la sala - gittandogli la sua carta al viso e gridando:
- Tu menti, facchino!
Il Selvaggio voleva slanciarsi sopra Alberto; ma io lo afferrai con violenza del braccio e gli dimandai la sua carta col suo nome. Egli si chiama il colonnello Stefano Stetzeneki, un polacco, e dimora al Faubourg Montmartre in un mobigliato mica mal mobigliato - imperciocchè à seco una deliziosa fanciulla di un vent'anni.
- Io credo sognare! - sclamò Regina quasi parlasse a sè stessa.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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