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      Se tu mi avessi creduta, io avrei resistito, ed avrei forse provato al mondo ch'esso ingannavasi. Tu ti sei arrangato dalla parte de' miei insultatori. Io aveva vagheggiato la felicità con te, e gustata l'aveva per un dì. Poichè oggi tutto si abbuia, io abbandono il posto, cedo la parte, e mi ritiro - perdonandovi tutti.
      Se non lascio nulla dietro a me, neppur dei rimpianti, sii sicuro, amico mio, che io porto meco qualcosa: la sovvenenza di un amore cui la bufera à fulminato, ma cui Dio non à cessato un istante di benedire. Adesso, le apparenze son contro me. Mi lascio dunque schiacciare da esse... e muoio.
      È terribile pertanto morire a vent'anni! Ma, mestieri n'è. Addio. Io non voglio venir manco, intenerirvi... Addio, amico. Che Dio ti accordi l'oblio, perocchè tu ài di già il perdono della donna che ti amò tanto e che t'ama sempre.
      REGINA.
     
      - Regina! - rispose costei, lasciando cader la sua penna. Io scoppio, amico mio. O' voglia di piangere. L'è ben triste la sorte di questa povera fanciulla.
      - Restiamone dunque lì per oggi, allora - disse Sergio. Anch'io ò il cuore gonfio. Sì, fermiamoci. Non è abbastanza per un'appendice; ma dessi aspetteranno fino a domani. Porgimi codesto foglietto ed apparecchiami un'altra tazza di the. Non desino.
      Regina dette la lettera ed uscì. I suoi occhi navigavano nelle lagrime.
      Sergio raccolse tutta la copia di Regina, la piegò e la mise sulla colonnina a fianco al suo letto.
      La sera, e' si lamentò di un gran mal di capo.
      Regina pranzò sola, ed alle dieci, Sergio la rinviò nella camera di lei.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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