Durante tutta la sera non le aveva volto dieci parole.
Rientrata in camera, Regina pregò e si coricò.
Ella non abbracciò neppur Nick, la sua guardia del corpo, che restava tutta la notte in fazion alla sua porta. Ella pianse pure senza troppo sapere perchè. Ella pianse di quelle lagrime che talvolta colano, subite e mute, e che muovon da Dio, vengono per la via del cuore, e ci sollevano di una tristezza profonda e misteriosa.
Regina si addormentò alla fine; e due lagrime - due ritardatarie, due trainardes - limpide, lente, spuntarono agli angoli degli occhi, solcarono tranquillamente le guance e bagnarono i guanciali. Erano di quelle perle, per le quali il dio dei cristiani avrebbe perdonato ben altre colpe che quelle di Regina!
A mezzanotte, ella dormiva del sonno placido ed eguale dei bambini.
Altra cosa occorreva nel tempo stesso nella camera di Sergio di Linsac.
XVI.
Una visita notturna.
Sergio era restato nel suo letto, immerso in una meditazione profonda, che si traduceva sul suo sembiante, seguendo fasi diverse: ora, con un rapido rossore; ora, con crispazioni delle labbra e dei muscoli del viso; ora, con la fissità della pupilla che gli dava la maschera del catalettico. E' sollevavasi di balzo su i suoi origlieri, si avvolgeva sotto le coltri, come per sottrarsi alla presenza ed alla pressione di un fantasima. Poi ridiveniva freddo, come se ghiaccio fuso e non più sangue riempisse le sue vene.
In questo parossismo di quietitudine e' si levò, all'una del mattino. Bassò il lucignolo della lampada, ed, i piedi nudi, imbacuccato nella sua veste da camera, traversò il suo gabinetto e recossi all'altra estremità dell'appartamento, fino alla camera da letto di Regina.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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