Quivi fermossi ed ascoltò.
Egli udì il rumore cadenzato cui faceva Nick, rimovendo la coda sul tappeto, ed il diapason eguale, lento, leggiero della respirazione di Regina.
Ella dormiva placidamente, profondamente!
Sergio restò qualche minuto ad udire quella musica santa del sonno dell'innocenza, poi ritornò nella sua camera.
Vi era ancora della bracia nel focolare.
Sergio prese il manoscritto, cui aveva dettato a Regina; ne tolse la lettera che questa aveva scritto a nome della Regina del romanzo, e cacciò il resto sotto i carboni ardenti. Ratto, la fiamma vi sorse e l'ultima scena dei Sixièmes étages de Paris disparve.
Sergio assistè perfino alla trasformazione, alla scomparsa delle ceneri nere della carta, cui respinse sotto la brace. Prese in seguito la lettera, e cavò di sotto il guanciale la piccola fiala, cui suo fratello gli aveva portato il mattino.
La camera di Regina era rischiarata da una veilleuse posta sul mobile vicino al capezzale. Il fondo di essa era immerso nell'ombra. Ma la fioca luce, che sprigionavasi di sotto ad un abat-jour di alabastro, cadeva in pieno sul sembiante della giovane.
Regina dormiva supino, la faccia volta al cielo.
I suoi lineamenti erano calmi. Le sue palpebre erano socchiuse, di guisa che scorgevasi, tra le due ciglia, come un orlo degli occhi - banda di perla incastonando una linea di nero smalto. Le sue labbra erano semi aperte, e le ai vedeva sempre sul labbro superiore la scottatura ancor viva - cui Sergio vi aveva impressa - come una foglia di rosa pizzicata da un bruco.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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