- Ah!
- Io ò terminato i miei diciassette anni, madama - soggiunse Maud con abbandono - ed alcuno non è venuto.
- Voi disperate, allora?
- Talvolta, madama. Perchè, ecco lì due anni, che non è scorsa un'ora della mia giornata, una sola delle mie notti, in cui io non mi abbia delirato di quell'assente. È dessa morta? mi dico. Ebbene, che mi si indichi la sua fossa, perchè io mi vada talvolta a piangervi e portarvi dei fiori. È dessa povera? io so lavorare; lavorerò per lei. È dessa colpevole? io le perdono - di gran cuore le perdono. Arrossisce di me? ebbene, che me la si mostri soltanto, ed io andrò alla sua porta a vederla passare e benedirla di tutte le forze dell'anima mia. Mi à dessa obliata? ma che la mi oblii. Io non le dimando nulla: non voglio che vederla una volta sola, una volta, per dare una forma al mio sogno implacabile, un obietto al mio amore assetato; per sapere ove volgere il mio sguardo nell'orizzonte, su quale testa invocare la benedizione di Dio, quale angelo adorare nella mia preghiera. Ò io torto, madama, di disperare talvolta, di aspettar sempre, malgrado ciò?
Mistress Grown si tacque un istante, non sapendo che rispondere.
Poi sclamò:
- Figliuola mia, è la volontà di Dio: bisogna obbedire.
- Per fermo, madama - replicò Maud sospirando. Nè è Dio che io mi accusi. Però, come avviene che Iddio - il quale alimenta così amorosamente gli uccelli del cielo; che dà ai fiori ammanto sì bello ed alito così profumato; che riveste gli alberi di fresche foglie per garantirli contro gli ardori del sole; e che tira delle farfalle da immondi bruchi.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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