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      Io sono il principe Pietro di Lavandall, cugino della duchessa di Shetland.
      La direttrice e Maud levarono gli occhi attoniti sul principe.
      - Come, Vostra Grazia...? - prese a balbuziare mistress Grown imbarazzatissima, dopo alcuni minuti di silenzio... Ma... scusi, milord... non m'inganno io forse? Vostra Grazia dimanda...
      - Io vi dimando, madama, questa giovinetta - rispose il principe vivamente agitato.
      - Mille grazie per lei, milord - riprese la direttrice. Perocchè gli è, senza dubbio, per farne una cameriera della signora principessa di Lavandall...
      - Punto, madama.
      - Ma allora, milord - soggiunse mistress Grown, rivenendo un po' della sua sorpresa... - che vorreste voi fare di questa povera orfana?
      - Mia moglie, madama. Voglio farne la principessa Pietro di Lavandall.
      E ciò dicendo, salutò le due donne e si allontanò di un passo rapido.
      - A casa, e ventre a terra - gridò il principe ai suoi lacchè, salendo in vettura.
      Sentiva che la sua emozione era per sopraffarlo.
     
     
     
      II.
     
      Il giorno delle nozze.
     
      Il generale principe Paolo di Lavandall era venuto a Parigi nel 1815 con gli eserciti confederati stranieri.
      Alla corte di Luigi XVIII, egli aveva conosciuto Paolina, figlia maggiore del duca di Saint-Cassan, amica intima della famosa nipote del principe Talleyrand.
      Paolina non era così bella che la duchessa di Dino, ma era altrettanto ardita ed intraprendente. Si susurrava chiotto chiotto nei saloni che ella arrivava dove altre, infinitamente più belle di lei, non avrebbero osato collocare neppure una speranza, e che, aggiungendo la vivacità caustica del suo spirito e la distinzione delle sue maniere ad una solida istruzione, spigolata nell'esilio, ella avrebbe potuto pretendere a passare per letterata - se non avesse preferito di essere una civetta.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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