Infine, era affettuoso nel fondo, ed eccessivamente sensibile.
Il re Luigi Filippo gli dimandò una sera perchè non abbracciasse la carriera diplomatica.
- Perchè, sire, - rispose Pietro - il principe di Metternich ed il principe di Talleyrand àn fatto della diplomazia una mariuoleria elegante, ed i ministri di V. M. un'ingenuità pomposa.
- Ne siete voi ben sicuro? - disse il re, volgendo il dorso senza aspettare la replica.
S. M. rinculava innanzi alla spiega della frase ingénuité pompeuse, troppo, troppo cortigiana!
- Gli è un curioso giovane il vostro parente cosacco, signor duca - disse il re al signor di Saint-Cassan.
- Avrebbe spiaciuto a V. M.? - dimandò costui.
- Non bazzica egli dunque il mondo?
- Pochissimo, sire. E ciò che è più singolare, non à contratto alcun legame, nè con i giovani della sua età e della sua condizione, nè con gente di altra sorte.
- Non à desso un palco agl'Italiani ed all'Opéra?
- Sì, sire. Ma vi si mostra di raro, per qualche minuto solamente, e sempre solo.
- Non accetta inviti a pranzo?
- Neppure dal suo ambasciadore.
- Non si mostra ai balli?
- Solo per farvi un atto di presenza indispensabile, e di cui sarebbe impossibile astenersi. Ma non balla mai. À pranzato due volte sole al club, durante l'inverno, ed è passato tre volte pel Bois.
- À bei cavalli?
- I più belli che si siano veduti mai a Rotten-Row, a Londra.
- Giuoca allora?
- Lo si è visto, all'ambasciata d'Inghilterra, perdere tre o quattro mila luigi al whist - parlando di scimie col barone di Humbold, assiso accanto a lui.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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