- Lasciamo i se avessi ed avresti, e parla tondo. Con chi mi mariti tu? Con Pasquino?
- Ambiziosa! Sali ancora.
- Fino a che piano?
- Scendi al primo.
- Ci siamo. Con chi dunque?
- Col principe di Lavandall.
Aurora scoppiò in un immenso scroscio di riso.
- Gli è pertanto vero, giuro a Dio! - sclamò lo scultore. Quell'originale, mica più tardi che stamane, à avuto l'onore di dimandarmi la tua mano.
- Destra o manca?
- Ti porti il diavolo.
- E tu?
- Io ò risposto che tu eri la più milensa artista di Roma.
- Insolente. Ed egli?
- Egli à replicato... Indovina.
- Peste sia del tuo indovina! - scoppiò Aurora.
Vi era nello studio un pezzo di specchio. Madamigella Aurora lo avvicinò con grande serietà agli occhi suoi, e, dopo aver contemplato per alcuni secondi i suoi lineamenti stupendi, soggiunse, di un'aria fra il serio ed il comico, imitando la voce del principe:
- E perchè no, al postutto? Egli à risposto: madamigella Aurora è la più milensa artista, voi dite, signore? Io me la fumo! Ella è, in ogni caso, la più bella fanciulla di Roma.
- Alla lettera, sillaba per sillaba! - sclamò lo scultore.
- Egli à dello spirito, allora - replicò Aurora con la gravità di un giudice.
E si lasciò amare.
Chi non avrebbe fatto altrettanto?
Ma, una volta il fratello cacciato dentro nella cosa; una volta il motto magico di matrimonio pronunziato; bisognava venire a una conclusione. La modesta damigella voleva strombettare il proposito, parlare alla madre del principe, riempirne Roma e le quattro parti del mondo - come diceva papa Gregorio - che s'intendeva più di trippe alla milanese che di geografia.
| |
I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
|
|
Pasquino Lavandall Dio Roma Aurora Aurora Aurora Roma Aurora Roma Gregorio
|