- Maud - diss'egli, riprendendo nelle sue ambe le mani dalla fanciulla - angelo mio diletto, ascoltami.
Maud provò a rialzarlo, senza rispondere. Il principe restò e continuò:
- Per soddisfare alle leggi del mondo, andremo a presentarci or ora innanzi ad un altare, ove un prete benedirà la nostra unione. Ciò vi lega, voi, perchè quel prete è il vostro; il Dio di quell'altare è quello cui voi adorate e che vi à fatto così bella. Io, non sarò legato...
- Perchè dunque, signore? - dimandò Maud timidamente.
- Perchè il dio mio è un altro che il vostro, ed il mio Dio non à sacerdoti. Ma gli è dinanzi a voi che io vado a prestar giuramento; io vado ad impegnare a voi la mia vita. Accettatemi contessa Maud di Walenheim.
- Mio signore, voi avete dunque obliato che mi tiraste dal Foundling hospice di Londra?
- Eh! che importa donde io vi abbia cavata, mio bell'angelo! - riprese il principe. Le creature come voi vengono dal cielo. Chi si preoccupa del luogo ove giaquero le perle e i diamanti che adornano il vostro collo? Io vi amo, Maud. Io vi amo tanto quanto una creatura sulla terra può amare.
- Grazie - sclamò la giovinetta in uno slancio di riconoscenza, levandosi impiedi e rilevando il principe. Voi mi date più che io non avrei giammai osato di chiedere, più che non avrei giammai osato sperare: grazie, grazie, grazie!
- Io non vi dò nulla - continuò il principe, portando le mani della fanciulla sul suo cuore - e non vi domando nulla ancora. Il mio nome, le mie ricchezze, il mio cuore, certo, nella bilancia del mondo meritano qualche considerazione.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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