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      - Un padre mi rifiutò la mano di sua figlia.
      - Che condotta, credete voi, terrei io stessa, se mi parlaste?
      - Un'altra donna, in una situazione identica, mi respinse.
      Seguì un momento di silenzio.
      Maud bassò gli occhi, mentre i colori si alternavano sul suo sembiante. Poi, alzandosi di un tratto, ella disse con una grande solennità, quasi la fosse nata in un castello:
      - Principe di Lavandall, voi avete richiesta la mia mano?
      - La vostra mano oggi, - rispose il principe con una specie di sussulto - domani...
      - Il domani appartiene a Dio, signore - replicò la giovinetta di un'aria ispirata. Principe di Lavandall, eccovi la mia mano.
      - Grazie, angelo del cielo! - sclamò il principe al colmo dell'entusiasmo.
      - Tutto ciò che una donna può impartire, principe di Lavandall, io ve lo dò. Divozione, fedeltà, sommissione, sacrificio, fede... io metto tutto ai vostri piedi. Voi m'introducete alla vita. La mia vita, a partir da oggi, vi appartiene. Entrando nel vostro focolaio, io non lascio nulla dietro a me - nulla, che dei vaneggiamenti! Voi siete tutto per me, passato ed avvenire, parenti e sposo, la terra tutta intera: mia madre!
      - Basta, Maud - fece il principe. Voi obliate però una parola, fra tutto codesto. Ora, se questa parola, che voi obliate adesso, la ritroverete giammai nel vostro cuore, ditemela! perchè giammai un uomo non avrà tanto studiato di sì ben meritarla che me. L'amore non si fabbrica, nasce.
      E dicendo ciò, prese la mano della sua fidanzata e vi appoggiò per la prima volta le labbra.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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