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      Poi entrò nel salone con lei.
     
      Il viso del principe portava lo stampo di un grande esaltamento. I colori vi andavano e venivano come le onde sulle rive dell'Oceano. Un sudor freddo perlava la sua fronte. Le sue mani erano madide e ghiacciate. Un sordo tremolio alterava la sua voce.
      Si andò alla chiesa.
      Il principe sollecitava dello sguardo la fine dalla cerimonia. Il mondo gli turbinava d'intorno.
      Gli sponsali compiuti, i suoi muscoli, la sua anima, si rilassarono. Il suo sguardo, sempre commosso, divenne più sereno; la sua respirazione più eguale. Stringeva la mano di sua moglie in una convulsione di inebriamento.
      Il dottore di Nubo, che era naturalmente fra i numerosi invitati, e seguiva degli occhi ansiosi le alterazioni di quel viso, trovò modo di guizzare fino a lui e di susurrargli all'orecchio:
      - State forte contro voi stesso; stecchitevi, principe, e ritornate all'istante a casa.
      Il principe trascinò quasi sua moglie, e gittandosi nella sua berlina di viaggio - che li doveva condurre dritto nella Svizzera - ordinò all'intendente:
      - Fate il giro dei boulevards esterni, e ritornate al palazzo.
      Poi bassò le tendine e cadde ai piedi di Maud. Questa non capiva nulla a quell'agitazione, a quelle contraddizioni, ai contrordini. Agitata, sorpresa, aspettava.
      Il tatto di quella mano di donna amata calmò il principe.
      Egli non pronunziò una parola e s'inebriò degli sguardi druidici di Maud - la quale, a sua insaputa lo magnetizzava.
      Il palazzo di Lavandall - ove il principe non era atteso, dovendo egli partire per la Svizzera uscendo di chiesa - era quasi vuoto.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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