Amo sopratutto la solitudine.
- La vita che si mena in quella magione - continuò il principe - è delle più lugubri. Il signore del luogo detesta e disprezza il mondo; lo fugge per conseguenza. Di visite, rarissime. Giammai feste. Non cacce. Qualche passeggiata solitaria. Sempre il silenzio. Gli stranieri potrebbero dire che la è dimora del rimorso. Altri sanno che la è il coviglio del dolore.
Maud si alzò come spinta dall'impeto di un sentimento generoso.
Il principe restò assiso e freddo. E continuò:
- Voi vedete, madama, che vi condannereste al più squallido dei chiostri, scegliendo quella residenza.
- La scelgo - rispose Maud, risedendo lentamente.
- Sola, straniera sur una terra straniera, in mezzo a stranieri, ecco, madama, ciò che voi sarete nel castello di Lavandall - soggiunse il principe, alzandosi a volta sua. Io parto stasera. La vostra servitù attende i vostri ordini, madama, per partire o restare, per seguirvi dovunque. Il mio notaro vi comunicherà, madama, che da domattina vi è una pensione di 200,000 franchi di rendita annua, costituita in vostro favore.
- Vi ringrazio, signore - rispose Maud con fierezza, raddrizzandosi sulla persona. Io non posso accettarla. Il mio posto è assegnato al vostro focolaio. Esso sarà così esiguo che io potrò farmelo; ma vi resterò - finchè non me ne avrete scacciata. Dio mel comanda.
- Sta bene - rispose il principe. Addio, madama. Non vedrete più nulla che possa cagionarvi ripulsione.
E così parlando, senza aspettare risposta, salutò rispettosamente ed uscì.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Maud Lavandall Maud
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