Il clima era dolce. Il cielo profondo e sereno. L'aria pura. La contrada poco montuosa, ma non monotona. Perocchè una vegetazione vigorosa, animata, da parecchi corsi d'acqua, carezzava lo sguardo per una verdura graduata di tutte le tinte.
Un corriere aveva annunziato l'arrivo del signore. Tutti erano dunque in trambusto, e trenta mila fiaccole di legno resinoso rischiaravano la via al principe ed alla principessa, in mezzo ai loro servi, schierati su due file.
Il conte Alessandro venne loro all'incontro.
Erano parecchi anni che i due fratelli non si erano visti, benchè si scrivessero ogni settimana, l'uno per raccontare le sue imprese alla corte di Nicola, l'altro per minutare la storia della sua anima.
Io dico la storia della sua anima, imperciocchè il principe Pietro non partecipò mai nè a sua madre, nè a suo fratello, l'istoria dei suoi matrimoni naufragati, nè la storia di Maud.
Questa fanciulla era per tutti (la zia di Alemagna e la regina di Würtemberg tranne) la contessa di Walenheim.
Non appena i due fratelli si scorsero, balzarono di vettura e caddero l'uno nelle braccia dell'altro.
Restarono qualche minuto così, senza dir verbo.
Infine, Alessandro richiese suo fratello di essere presentato alla principessa.
Maud, imbaccuccata in una calda e ricca pelliccia, si teneva rannicchiata in uno spigolo della carrozza. Un raggio di Luna, a traverso i cristalli degli sportelli, le aleggiava sul viso e ne accresceva la pallidezza. Aveva l'aria di una visione.
Quando il principe aprì lo sportello per presentarle suo fratello, un fiotto di luce delle fiaccole, che circondavano la vettura, la inondò. La visione sembrò arrossire.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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