Queste gli inoculavano la febbre; Maud, l'estasi.
Maud metteva in evitare suo cognato la sollecitudine cui questi metteva ad incontrarla. Ella non usciva sola nel giardino, nel parco, a cavallo, in visita per soccorrere ai bisogni dei suoi servi, che quando il conte Alessandro era partito per la caccia o in visita presso i vicini. Ella voleva sfuggire le spieghe ulteriori sul conto di suo marito: ecco tutto.
Aveva dessa compresa altra cosa?
Ella aveva potuto avere un'intuizione, un sogno forse; ma non altro indizio che questi.
Ah! se ella avesse potuto interrogare suo marito che era sì penetrante!
Che abisso, infrattanto, in questo povero cuore torturato!
Il principe di Lavandall diveniva ogni giorno più misantropo. Gli era perchè gli accessi della sua malattia, lungi dal distanzarsi, si rapprossimavano?
Ogni qualsiasi cosa lo stancava adesso. Ogni piccola emozione lo scuoteva, al punto ch'ei non poteva più tollerare le corte conversazioni accanto al fuoco, dopo il desinare, ed i bricioli di musica cui Maud gli regalava all'ora del thè, come per lo avanti.
Adesso, dopo il pranzo, il principe si ritirava nelle sue stanze.
Maud lo imitava.
Il conte Alessandro passava le sue serate come poteva.
Talvolta però, alzandosi da tavola, il principe diceva al fratello:
- Vuoi che andiamo a prendere una tazza di thè da lei, se non la scomodiamo poi troppo?
L'invito era un gaudio per il giovane conte; un ordine per la moglie. Ma la riunione non si prolungava mai al di là delle nove.
Maud ed Alessandro vedevano bene che la salute del principe si alterava di peggio in peggio; che lo spirito di lui era più colpito, che la melanconia lo divorava.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Maud Alessandro Lavandall Maud Alessandro Alessandro
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