Maud gettò un grido di terrore e fuggì.
Il conte Alessandro possedeva adesso il segreto di quel disastro di famiglia. Egli rilevò suo fratello che si dimenava nelle convulsioni, e lo depose sur una dormeuse. Poi e' corse a chiudere gli usci, e fece chiamare Ivan.
Ivan venne. Ed ambo assistettero con amore la povera creatura perduta in tanta sciagura.
Alessandro restò presso di suo fratello tutto il tempo che le convulsioni durarono. Quando però la crisi si calmò, e' si ritrasse, onde non umiliarlo di sua presenza al ritorno dei sensi. Egli entrò nel gabinetto vicino, per sortire, e si fermò sulla soglia.
E' vide Maud a ginocchio, che pregava, suffusa, annegata nelle lacrime, gli occhi rivolti al cielo.
Il conte non seppe dominare la sua commozione. Fece un passo verso di lei, le cadde accanto in ginocchio e prendendole la mano gliela baciò.
Quel bacio era una rivelazione, una confessione, una catastrofe: esso risuonò.
Il principe sentillo ribalzare sul suo cuore, e levò la testa - sotto il peso ancora della mano della malattia.
E non potè sollevare il suo corpo. Ma e' vide suo fratello traversare la camera, senza volger la testa dal lato suo, e partir precipitoso.
IV.
Le spiegazioni.
Una settimana passò.
Il principe non uscì dai suoi appartamenti. Altri che Ivan non vi fu ammesso. A Maud e ad Alessandro, che andavano ogni giorni a chiedere nuove di lui, il laconico guardiano rispondeva invariabilmente:
- Meglio, ma non ancora in istato di ricevere.
Infine, un mattino, quando il conte si presentò per udire il bollettino ordinario sulla salute di suo fratello, Ivan gli disse:
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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