- Principe, voi siete stato malato, la vostra mano trema. Io non posso scegliere la pistola: avrei troppi vantaggi.
- Che ciò non ti sconcerti. La mia malattia mi riguarda.
- Scelgo dunque la spada - disse Alessandro, prendendo quella che gli era dinanzi.
- Sia - sclamò il principe. Dammi l'altra.
- Le condizioni? - dimandò Alessandro.
- Alcuna. La morte d'uno dei due.
- Pietro, vuoi tu ascoltarmi un minuto?
- In guardia - gridò il principe mettendosi in guardia. Nella nostra famiglia non v'àn vigliacchi.
- Un solo minuto - replicò il conte - una sola parola...
- In guardia, ti dico - gridò il principe di nuovo, fendendosi.
Alessandro si pose in guardia, e lasciò l'assalto al principe.
Questi era destro, lesto, abile; ma la sua mano vacillava per debolezza. Alessandro parò. Avrebbe potuto disarmare a piacere ed uccidere suo fratello: nol volle. Non volle neppur troppo stancarlo. Fece una finta di coupé, ma assai larga, per lasciare il suo petto scoverto. Il principe allungò un colpo dritto, e forò suo fratello da banda a banda.
Alessandro cadde.
Il principe abbandonò la guardia della spada, volse le spalle, salì a cavallo e mormorò:
- All'altra, adesso.
E disparve.
Un minuto dopo, chiamava i famigliari del conte con la briska.
Venti minuti dopo, giungeva al villaggio d'Imazoff, dove Maud l'aspettava nella berlina.
Quando ella vide arrivar suo marito, il sembiante stravolto, lo sguardo feroce, gli occhi fuori dell'orbita, tremante di tutte le membra, comprese che un avvenimento tragico erasi compiuto, e svenne.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Alessandro Alessandro Imazoff Maud
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