Vi era compenetrazione di spirito: ecco tutto.
Se Maud fosse stata una donna italiana, la avrebbe provocato una spiega. Se fosse stata una francese, l'avrebbe fatta capitare. Donna essenzialmente inglese, la si taceva e moriva.
Non è che la non formasse il progetto di abbordare un giorno con suo marito lo scandaglio della loro esistenza. Ogni notte, nelle sue interminabili insonnie, suffuse di lagrime, ella dicevasi: Domani parlerò!
Infatti, la dimane arrivava; Maud aggiustavasi per quanto bella poteva; sforzavasi di risuscitare il sorriso sulle labbra diciannovenne, ed andava a picchiar all'uscio del principe.
Abitualmente, non era ricevuta.
Ma, una volta sopra dieci, l'inesorabile Russo l'ammetteva alla sua presenza.
All'aspetto di quell'uomo, la parola spirava sulle labbra di Maud, il sorriso tramutavasi in singhiozzo.
Il principe era irriconoscibile.
A ventisei anni, sembrava caduco. Gli stessi suoi capelli si brizzolavano. I suoi occhi, vitrei, si affossavano ogni giorno di più nelle orbite, come spaventati della luce. Le sue guance, scavate, ingiallivano. La sua fronte, sì pura, solcavasi di rughe intralciate. Solo la sua bocca, ardente di febbre, pareva bruttata di sangue.
Egli pure era attaccato da consunzione. Ma questa malattia, che abbelliva Maud dandole il diafano dei serafini della Chiesa, difformava il principe. E' trasudava la tisi dell'anima!
La vista di quella ruina turbava la ragione di Maud. Ella attribuivaselo.
D'altra parte, la vista di sua moglie metteva il colmo alla disperazione del principe.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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