Faceva ancor tepido. Vi erano ancora abbastanza fiori, insetti, uccelli, per distrarli... per ascoltarli forse. Il principe s'intromise sotto una volta di pampani violetti che copriva un viale finamente sabbiato. Di un tratto, e' si fermò.
Il dottore irradiava internamente.
- Conte di Nubo - disse il principe - vi sentite voi capace di parlarmi francamente, da gentiluomo e non da dottore, che si crede obbligato di adoperare la speranza - e quindi la menzogna - come un mezzo di terapeutica?
- Se l'esigete, principe, io sono pronto.
- Ebbene - continuò il principe - voi vedete a che stato ne sono ridotto. Io lo sento, meglio pure che voi nol vediate. Malgrado ciò, io vi dimando: Posso io ancora guarire?
- Dell'epilessia?... no, principe mio - rispose il dottore.
- Gli è lungo tempo che ò preso il mio partito su codesto - replicò il principe di una voce sorda. Ma la consunzione?
- Il resto non mi scoraggia mica ancora - riprese il dottore.
- Perchè?
- Perchè vi è in voi un principio di atrofia della vita fisica, occasionata dall'esorbitante assorbimento della vita morale. L'anima vi divora. Bisogna dunque soddisfarla... o ucciderla. Io non afferro le cause di questa mancanza di equilibrio tra le due funzioni, il di cui esercizio parallelo costituisce la vita normale e la salute. Io non vi domando di penetrare nei ripostigli intimi del vostro cuore. Voi avete, ad ogni modo, dei pensieri, dei desideri, dei progetti, che vi rodono. Voi perdete il fiato camminando verso un fine;... e gli è così che il vostro corpo si spossa, che la lampa della vostra vita fumiga e soffoca la luce.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Nubo Posso
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