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      - Ebbene?
      - Ebbene, se il conte di Perceval avesse avuto in lui la preponderanza della vita morale, e' sarebbe caduto in un'ansietà che lo avrebbe condotto al sepolcro.
      - Perchè ciò?
      - Perchè? ma, strappar delle cambiali, pel valore di 150,000 franchi, dalle mani di madamigella Verray, soppannata dal suo amante Sergio di Linsac... avrebbe valso altrettanto che strappare una lacca di montone dagli artigli d'una tigre o di una lionessa. Rubargliele? la coscienza insorge. Truffargliele? l'onore protesta. Sedurre la giovine ballerina? Perceval era troppo vecchio... e d'altronde, non si seducono mai 150,000 franchi. Interessarla, con la virtù, all'onore della Compagnia di Gesù? Ester era ebrea...
      - Infatti...
      - Ed ecco lì il conte a struggersi, ad ammagrire, esitando tra il dubbio, il rimorso, la coscienza, la lealtà, la divozione, l'amore che la giovane drôlesse gl'inspirava... ed il resto. Che fa desso?
      - Che fa? sì, che fa desso?
      - In luogo d'intraprendere la sua guarigione mediante il soddisfacimento di tutte queste esigenze della sua anima, egli sopprime la causa. Sopprime l'anima... ed uccide la fanciulla, scientificamente, facendola passare come la si fosse suicidata.
      - Ciò è ancora oscuro - sclamò il principe - ma non importa. Noi ritorneremo su di questa teoria medicinale. Ora, ditemi, avete voi visto la principessa?
      - Non ancora, stamane.
      - Che pensate voi del suo stato?
      - Ella può guarire. In lei, l'è pure il morale che invade il fisico. Però, come nell'organizzazione della principessa il fisico è più sviluppato che il morale, dando, dal lato vostro, un po' di soddisfazione a questo, aiutando io il fisico con mezzi terapeutici, l'equilibrio si può ristabilire.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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