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      - A maraviglia.
      - Io fo costruire adesso un apparecchio, a cui vado a sottomettere la principessa, ed ò grande speranza nel successo. Ma ritorniamo a voi, principe...
      - Non vi torniamo più, per oggi - interruppe il principe, uscendo dal viale per rientrare nel castello. Sono stanco. Ò colte le vostre idee e le mediterò.
      Il dottore, evidentemente contrariato da questo brusco congedo, si recò agli appartamenti della principessa.
      - Questo miserabile mi assicura che io posso guarire, che ella può guarire - pensò il principe passeggiando lentamente nel suo gabinetto. Proviamo allora. Ad ogni modo, ò in mano lo scioglimento.
     
      La sera che seguì, Maud, con uno stupore che lambiva il terrore, vide entrare da lei, senza essere annunziato, il principe Pietro, che le disse:
      - Amica mia, volete voi darmi una tazza di the presso di voi? Mi sento meglio stasera e vengo a passare qualche istante con voi.
      Maud, senza rispondere, sollecitossi ad avvicinargli un seggio.
      Il principe lo respinse e soggiunse:
      - Mica qui. Questa stanza è troppo grande: uno vi si perde, non vi si vede l'un l'altro. Venite nel vostro boudoir.
      Ed offrendo il braccio a sua moglie, senza aspettare il consentimento di lei, la condusse in un gabinetto attiguo, rischiarato da una semplice lampada di alabastro.
      Il boudoir era tappezzato di raso giacinto a fiori bianchi. Il fuoco brillava nel camino. L'aria era tiepida e profumata da guastade di fiori. Là, il piano. Ad un angolo, una tavola a lavoro. Dei pastelli sulle mura. Uno spiro d'innocenza, di pudore, di felicità, di vergine amore in tutta quell'atmosfera di alba.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





Maud Pietro