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      Dio vi sarebbe venuto a visitare Maria - senza mandarle un messaggiero!
      - Sarah, servite il the qui - disse il principe, ed andate ad aspettare madama nella sua camera da letto.
      Nulla non potrebbe esprimere lo stupore, il terrore di Maud e di Sarah vedendo i preamboli del principe, il quale aveva l'aria d'imporre, anzi che di dimandare un colloquio.
      Sembrava gaio. La sua salute appariva più solida; il suo spirito, più sereno. E' fece perfino dei complimenti a sua moglie, a proposito di un pastello, cui vide sur un cavalletto, e sur un ricamo che giaceva sur un divano. Ma non appena il the fu servito, ed i domestici si furono ritirati, il principe si levò dal posto, cui aveva preso a fianco di sua moglie, sul canapè, e cominciò a passeggiar lentamente per la stanza - ricadendo nel suo silenzio e nelle sue tenebre.
      Alla fine, e' s'avvicinò alla principessa e proruppe - scattando come un uomo che si decide di un tratto:
      - Maud, io sono stato troppo duro verso di te: perdonami.
      Questa sottomissione, questa confessione dalla parte di un uomo come il principe, e nella situazione di lui, stupirono più che non toccarono la giovane inglese.
      Ella rimase disorientata, e ne pianse.
      Il principe se ne avvide, ma non si scoraggiò.
      - Maud - continuò egli - io non ti chiedo ancora nulla. Io so che non isveglio in te se non ripulsione e terrore. Ma, ài tu riflettuto alla mia condotta? Ti sei tu dimandato: Quale è la vita di questo dannato alla porta del paradiso?
      - Io mel sono dimandato e mel dimando ogni dì, principe.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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