Marcia, corri, va ad accoccolarti sul tuo giaciglio di carboni ardenti, e rumina, che tua moglie à un cuore... ma per altrui! che tu sei Caino! che tu sei solo in mezzo al mondo che ti respinge! che tu sei orrido! che tu sei un lebbroso! che tu sei un dannato! Marcia... bevi il tuo fiele e la tua belletta fino all'imo; consumati, muori come un paria... e silenzio... Silenzio! che alcuno non si avvegga della tua respirazione oppressa, del tuo polso accelerato, dei tuoi occhi infiammati di voglie, dei tuoi labbri assetati di baci... resta mogio, calmo, placati... tu li spaventi... La parola fatale trema sulla loro bocca... guarda... tu li volgi in fuga... e' si turano le orecchie... stornano lo sguardo... orribile! orribile!... non è vero, madama? Ebbene, addio... Vi gradirebbe, madama, che io mi esilii nelle Indie? I fakirs, madama, non avranno la stessa paura, la stessa ripulsione che voi: essi mimeggiano la cosa, essi!
- Principe, principe - gridò la giovinetta - se un giorno sarete assai calmo...
- Oh! certo, madama, certo, se io fossi saggio voi mi fareste dono di un giocatolo, di uno zuccherino... come al vostro Polly che gnignola sì bene il God save the Queen. Ebbene, sì, io sarò calmo un giorno; ma allora, non vi dirò più, madama, come vi dicevo or ora: Io vi amo, io vi voglio, io ò assassinato per voi, io vi ò cavata fuori da un ospizio donde voi sareste uscita una serva, ed ò fatto di voi una delle stelle dell'aristocrazia d'Europa. Io divengo folle per voi, diventerò forse delinquente.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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