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      .. Ogni minuto che passa può contenere una catastrofe... E se una confessione può accelerare codesta partenza, io non esito a farla, a voi, a voi il primo: Io amo mio marito!
      Il conte Alessandro vacillò; poi soggiunse con calma:
      - Io non invidio a mio fratello questa bontà di Dio. E' non n'à altra!
      - Oh! sì, egli è ben sventurato... sclamò Maud... E l'è colpa mia. Io non ò osato. Io non ò saputo vincere il terrore, la repugnanza, che la sua malattia mi cagiona. Io l'ò amato, pertanto, dal primo giorno. La nobiltà del suo carattere, la sua delicatezza, la sua modestia, mi toccarono... Poi, quella sera fatale arrivò. Io ne abbrividisco ancora... Era la notte, in una sala rischiarata unicamente dalla luna. Io sentii le sue braccia avvinghiarsi alla mia vita, stringermi, comprimermi, ribadirsi sulla mia carne e sulle mie ossa come due serpenti... La mia respirazione soffocavasi. I miei occhi schiattavano dalle mie orbite... La voce mi mancava per gridare... Le mie costole scricchiolavano... Un secondo ancora, e la mia spina dorsale era spezzata in due... Egli dovette vedere il mio spavento. E' dovè sentire il male orribile che mi facea. E' dovette accorgersi che andava ad uccidermi nel suo abbracciamento di morte, perchè fece uno sforzo terribile per snodare le sue braccia e rigettarmi lontano, mentre egli cadeva sul tappeto... Io lo vidi allora torcersi nella sua orrida convulsione: io compresi...
      - Sventurati!
      - E dopo, ogni qualvolta l'ò visto avvicinarsi a me, lo stesso terrore mi à presa.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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