Ei se n'è avvisto. À rispettato il mio spavento, e si è ingannato sulla natura della mia repulsione. Noi siamo restati stranieri. Ma la mia anima gli era unita; tutta la mia vita è un pensiero di lui. Il corpo lo fugge; il cuore lo appella. Ma io sono codarda.
- Perchè, madama, mi fate voi queste confessioni, cui non vi domando?
- Perchè, conte, voi vi siete ingannato quando avete portato su me degli sguardi che mi offendevano. Forse, io fui imprudente. Io mi lamentai, io mostrai, più che vero non era, allontanamento per lo sventurato che si disperava nelle spire della gelosia... Ve ne domando perdono. Io aveva bisogno di sfogo; e nella solitudine, io credeva poter cercare il cuore di un fratello per riposarmi.
- Vi ò io indirizzato mai una parola che abbia smentito il fratello a cui voi v'indirizzaste, Maud?
- No.
- Ebbene, quando si risuscita da una tomba e che si viene per farsi uccidere, si à il dritto di proclamare il Dio cui si adora, la ragione del martirio.
- Ma io vi replico ch'io l'amo - gridò la principessa sporgendo le mani da supplicante. Come sia ciò avvenuto, nol so. La prima impressione è riapparsa. La paura, il disgusto, che solo mi allontanavano da lui, sono stati vinti dalla pietà di una sì grande sventura. Quando ò visto quest'uomo a non chiedermi giammai nulla; non volgermi alcun rimprovero; comprendere la lotta che si compieva in me; rispettare la mia debolezza; non varcar mai la soglia di una porta lasciata sempre aperta; adorarmi in silenzio; soffrire la tortura dei desiderii senza dolersene; rassegnarsi, attendere, circondarmi della sua protezione - cui voi avete dovuto trovare terribile - deperire, ma non uccidermi, credendomi colpevole, come vi aveva ucciso.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Maud Dio
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