L'emozioni della giornata l'avevano di molto stancata.
Sarah e Tom andarono per nuove. Ivan, al solito, si tacque. Il cocchiere del principe raccontò l'itinerario e dettagliò le stazioni.
Un lampo traversò lo spirito di Maud, udendo che suo marito l'aveva attesa alla porta dell'Hôtel du Rhin; ch'era poi ito dal dottore; e che Ivan aveva portato una lettera al conte Alessandro. Ella fu lì lì per alzarsi e recarsi da suo marito. La timidezza, la paura, il rispetto di sè, la modestia la ritennero.
Sempre la stessa!
- Lo vedrò domani - si disse ella.
Ed invocò il sonno, che non venne.
Domani!
L'indomani, alle 6, il principe ed Ivan erano partiti dal palazzo e galoppavano sulla strada di Parigi.
Alle 7, erano alla porta del dottore di Nubo.
Alle 8, alla Porta Maillot.
Una carrozza, dalla livrea e dalle armi dal conte Alessandro, li aspettava.
- À sete del mio sangue! - mormorò il principe - mi à preceduto.
La vettura si fermò.
Un uomo vestito di nero uscì allora dal coupé del conte Alessandro e venne ad Ivan, il quale era disceso subito dalla predella del cocchiere.
L'uomo a nero mostrò una lettera, ed insieme si presentarono al principe per rimettergliela.
Il principe era profondamente assorto e tristissimo.
Cadeva una acqueruggiola fina, penetrante, fredda, che rendeva il tempo scuro, il cielo insipido. Gli alberi avevan perduto il loro manto e mostravano le loro ossa nere, che tremolavano sotto la fredda brezza. Il luogo era solitario. Tutto ciò stingeva sul carattere di già sì malinconico del principe di Lavandall, e l'affettava.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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