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      - Obliare! - sclamò la principessa. - State tranquillo, dottore, un'ammalata non oblia nulla, allorchè ella tiene alla vita quanto io vi tengo.
      - Sia. Ci siamo bene intesi.
      Il dottore abbreviò le istruzioni - sollecito ch'egli era di sorbire il the profumato che Sarah servivagli. E' parlò allora d'altre cose.
      - Sapete voi, principessa - diss'egli - che Parigi si occupa di voi?
      - Di me! - sclamò Maud con sorpresa.
      - Dovrei dire di vostro marito e di vostro cognato.
      - E che dice essa, la vostra Parigi, dottore? Ne sa dessa più di voi e più di me?
      - E' pare, madama.
      - Allora, dottore, io sarei incantata di apprenderlo, a volta mia.
      - Ebbene, principessa, non più tardi che ieri, il Corsaire diceva che il principe di Lavandall segue alla pista suo fratello, in Siberia a quest'ora, in via per la Cina forse, prendendo sempre i cavalli che questi vien di lasciare all'ultima tappa.
      - L'è desso terribile, ciò, dottore - sclamò Maud sorridendo. L'è del Byron o del Poe.
      - E si soggiunse, principessa, per colmo d'informazioni infallibili, che voi morite di dolore e di disperazione, e che io, vostro medico, ò delle grandi inquietudini sullo stato dal vostro spirito.
      - Ma ciò l'è infame! - gridò Maud. Dottore, bisognerebbe far smentire codeste stolidezze.
      - Voi v'immaginate questo, madama? - rispose il dottore di un'aria attristata. Non ci crederebbero punto. Crederebbero, al contrario, che la novella è verissima, ed i miei colleghi direbbero che io mi fo della réclame!... Ah! la libertà della stampa! che tossico!


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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