Egli era in presenza di sua maestà, re Taddeo IX.
- O' a parlarvi - disse costui, dopo qualche minuto di silenzio.
- Sono sempre agli ordini di vostra maestà.
- Fate attenzione, padre mio, chè vi parlo in confessione.
Il padre d'Ebro si alzò, s'inchinò, e si riassise.
- Voi vi occupate, padre mio, degli affari della mia anima. Ma voi non vi astenete di darmi altresì dei consigli sulla condotta del mio governo.
- Quando V. M. mi fa la grazia di esprimerne il desiderio...
- E sovente pure, senza che io lo desideri e senza ch'io ve lo domandi.
Il gesuita abbassò il capo, astenendosi dal rispondere.
La voce del re sembrava severa.
- Ora - continuò Taddeo IX - io vi consulto sopra un caso grave - grave per la mia coscienza d'uomo, pel mio onore di cavaliere, per il mio dovere di re.
- Vostra maestà può contare sulla mia lealtà senza limiti, e su i miei consigli - quali piacerà al nostro divino Redentore di inspirarmeli.
- Padre d'Ebro, vi siete voi giammai preoccupato della situazione del mio regno?
- Sire, dopo il regno del cielo - di cui mi sforzo appianare la via a V. M., e cui mi arrabatto a conquistare per me - io non ò che un pensiero: la grandezza, la pace, la sicurezza... e la buona direzione del reggimento di V. M. nelle viste del Signore.
- Io sono vedovo, padre mio - sclamò il re sospirando.
- Il signore ha detto nel libro della Sapienza: "Le amarezze dal vedovo parlano al Signore dell'integrità(16) del suo cuore."
- Non ò figliuoli.
- Vostra maestà à di già professato con Giob: Dominus dedit, Dominus abstulit!
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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