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      - Io non dico codesto. Io desidero solamente che si specifichino le mie attribuzioni, onde non fuorviare. Si può esser colpevoli. Non è permesso di essere stolido o ridicolo, se si sbaglia.
      - Tu sei di una probità miracolosa! Vado a farti nominare direttore della Banca. Ma ammettiamo, per ipotesi - per scandagliare i gradi della tua modestia e della tua virtù - che ti si dica: Vi è un marito che vuole un successore ad ogni costo, e che non è sicuro di sè: vuoi tu associarti all'opera sua? Che risponderesti tu a questa proposta filantropica?
      - Eccomi qui. Ma ad una condizione, anzi a due.
      - Va là!... la donna è bella e giovane...
      - Monta poco, fosse ella altresì regina o qualcosa di simile. Se non si trattasse che di una borghese... Ma con dei re? cattera! Essi ànno sempre in tasca una corda per impiccare, ed in bocca una menzogna per sconfessare ciò che non gradiscono.
      - Che professore di logica! Gli è vero che non vi è nulla di così concludente che la paura. Vediamo dunque codeste condizioni.
      - Da prima, vorrei che V. Eccellenza mi desse la commissione con una lettera ministeriale in buona regola...
      Il ministro si lasciò andare ad un grande scoppio d'ilarità, e non rispose. Il duca soggiunse:
      - In seguito, che mi si nomini ad un'ambasciata, a Vienna, a Madrid, a Parigi, non importa dove, ma che io possa tenermi lontano dagli Stati del re clemente ed adorato, Claudio III.
      - E poi ancora?
      - Ecco tutto. Ed io prometto di fare le cose a dovere.
      - Veramente, io sono sbalordito di tanta stolidezza ed oltracotanza!


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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