Io avrei ogni interesse a non mai mercanteggiare di quel documento. Chi potrebbe pagarlo? Contro chi ne trafficherei io? Contro mio figlio, che sarebbe sur un trono? Ma bisognerebbe essere idiota. Io voglio un attestato della mia partecipazione a questa grande opera, non per farmene una spada, ma un origliere. Voglio poter dire: sono padre! Non sarei giammai tanto assurdo per dire: ecco lì un bastardo! mi comprendete voi, Eccellenza?
- Io comprendo che tu sei un indegno furfante, che ti trovi in gambe nel bene o nel male. Ma ti sembra desso possibile che io mi indirizzi al re per domandargli l'autorizzazione di una simile lettera ministeriale? Un'ambasciata, dopo dei servizi di questo genere, resi a due sovrani, si concepisce, si scusa. Si perdona la tracotanza della tua dimanda. Si promette. Si accorda. Posso anzi prendere questo impegno, perchè il posto di Parigi va a vacare quanto prima. Ma le istruzioni scritte?... Tu sei pazzo, tre volte pazzo, goffo, tre volte goffo.
- Non è mestieri, zio, che dimandiate al re l'autorizzazione di darmi le mie istruzioni per iscritto. Ciò entra nelle attribuzioni del ministro. Altri si contenterebbero di averle verbali. Altri, semplicemente indicate nell'ombra dei sotto-intesi, come voi fate al presente. Altri vi afferrerebbero a mezza parola e si lancerebbero all'avventura testa giù, a loro rischio e periglio. Io, io sono leale: voglio che il mio ufficio mi sia formulato in iscritto. Il re vi ci à di già autorizzato, significandovi l'intento ed accettando l'uomo.
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Eccellenza Parigi
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