- Altezza, io trovo che la natura è sciocca in tutte le sue manifestazioni, eccetto...
- Eccetto?
- La donna.
- Voglio arrampicarmi su quelle roccie, ove potrò trovare un nido di sparviero. Aiutatemi a smontare.
Ed il duca la riceveva sul suo petto.
- Aiutatemi adesso a rimontare a cavallo.
Ed il duca la prendeva nelle sue braccia, adagiava il di lei piede nella staffa, aggiustava, o disordinava l'amazzone.
- Oh! come quella glycina bleu è bella ed olezza bene! Andate a cogliermela.
Ed il duca correva, e le cacciava poi dentro al busto il grappolo del fiore colto.
- To'! quel filo di ruscelletto mi dà sete.
Ed il duca le prestava la sua spalla per saltar di cavallo. Ed ella toglieva i guanti, si stendeva lunga lunga alla ripa del rivolo, attingeva l'acqua nel cavo delle sue palme, beveva, si refrigerava il sembiante e...
- Bravo! ò perduto la mia pezzuola. Prestatemi la vostra, duca.
E poi a galoppare di nuovo. E dei motti interrotti: e degli impallidimenti subiti; e dei brividi indiscreti ad un tatto accidentale; ed un respirare oppresso e bruciante, quando si era di troppo vicini; e dei languori traditori, delle risposte vaghe, degli sguardi petulanti, delle reticenze eloquenti!!!
Una settimana sorvolò così.
Quanto cammino compiuto, ma quanta distanza ancora!
Non pertanto, il vaso si empiva, l'acqua saliva sempre e sempre, ad ogni passeggiata, ad ogni costa, in tutti gli angiporti della foresta ove si scambiava una occhiata, una parola. L'acqua saliva e saliva - ma gocciola a gocciola.
Una gocciola ancora!
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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