Sua Maestà si lamentava di un'indigestione? io l'aveva avvelenata! Sua Maestà aveva mal dormito? gli è ch'ella aveva creduto vedere l'ombra mia tra il muro e le cortine del letto! Le truppe di S. M. erano state battute? io aveva comunicato i piani strategici al nemico! I sudditi di S. M. si querelavano del suo malgoverno? ero io che li ammutinava. I figli di S. M. erano morti? era io che aveva dovuto soffiare su di loro il germe della morte! Infine, se S. M. non poteva più avere dei figliuoli, l'era io che lo aveva fatto sfinire da una ganza al mio servizio. Breve: io era il dio Siva del regno e del re Taddeo. Io metteva paura alla gente in cocolla e in livrea, che mi aveva tanto oltraggiato - e sapeva che io mi sovveniva e che non avrei mai perdonato. Bisognava dunque cacciarmi da parte ad ogni costo. E s'inspirò al re l'idea di un nuovo matrimonio.
- Ma, se Sua Maestà non aveva più prole!
- Sì, e perciò appunto si decisero a quelle nuove nozze. Ma la gente che commetteva questo misfatto non era mica di quella che si ferma a mezzo cammino. Da quando in poi, del resto, è stato necessario di fare i suoi propri bimbi? Una sola cosa sembrò urgente in questa circostanza: Trovare un suocero condiscendente ed una moglie complice. Si avevano le due cose sotto la mano, al di là di ogni desiderio. Il padre d'Ebro compose, S. M. Taddeo copiò una lettera per re Claudio III.
- Vostra Altezza l'à dunque letta?
- Ne ò avuto la copia in poter mio, dalla mano stessa del P. d'Ebro. Essa suonava così:
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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano 1876
pagine 440 |
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Maestà Maestà Siva Taddeo Sua Maestà Trovare Ebro Taddeo Claudio III Altezza Ebro
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